L’ultima tendenza: l’WastEd
Credevate di aver sentiti di tutto ma, forse, l’ultima tendenza nel campo dell’alimentazione vi lascerà senza parole. Lo chef newyorchese Dan Barber ha deciso di portare avanti un esperimento basato sul concetto del riciclo. L’idea nasce dopo gli allarmanti dati che hanno stabilito che il 40% del cibo che finisce nella spazzatura è ancora commestibile. Negli Stati gli sprechi sono all’ordine del giorno e il famoso cuoco ha deciso di trasformare i rifiuti in piatti prelibati.
WastEd: il riciclo creativo dei rifiuti alimentari
Dan Barber ha pensato bene di proporre nel suo famoso ristorante Blue Hill nel West Village di New York un servizio chiamato WastEd. Ha trasformato il suo locale in uno di quelli che periodicamente vengono allestiti per soddisfare una determinata richiesta per poi chiudere quando la moda è passata. Chef Barber trasforma i cibi che noi tutti consideriamo rifiuti in piatti di alta cucina. Bucce di banana, torsoli insalata, scarti di patate, rifiuti di pesce, tagli di carne poco pregiati come code di vacca, lingue e tendini di bue, sono gli ingredienti base cucinati per i clienti più esigenti.
Lo chef ha rilasciato un’intervista al New York Times dove ha dichiarato: “Il nostro obbiettivo era creare qualcosa di delizioso da quello che solitamente scartiamo, dalle parti del nostro cibo che non riceve nessuna attenzione”. Ma non sono solo le pietanze preparate con l’abilità di un cuoco d’esperienza a fare la differenza. Anche il prezzo è stupefacente, almeno per un locale del West Village, 15 dollari a piatto. L’idea di piatti realizzati con prodotti di terza scelta era già stata presentata dallo stesso chef Barber nel suo libro The Third Plate: Field Notes on the Future of Food.
Sappiamo bene che molte stranezza diventano immediatamente moda negli Stati Uniti ed è proprio quello che è accaduto in questo caso. Senza contare che anche chi investe in locali e ristoranti della zona ha colto il valore degli scarti di cibo. Questo valore si aggira intorno ai 165 miliardi di dollari che potrebbero essere risparmiati proprio grazie all’originale iniziativa del cuoco americano. La questione rifiuti è da tempo un problema e non solo per gli Stati Uniti ma, qui, personaggi del calibro di Nick Papadopulos hanno preso iniziative concrete. Papadopulos ha creato CropMobster, un exchange elettronico di San Francisco che punta a consentire lo scambio degli eccessi della produzione agricola tra produttori e consumatori.
Potrebbe sembrare un’idea utopistica ma, in soli 7 mesi, questo il tempo fino ad ora trascorso dal suo lancio, la CropMobster è stata in grado di intercettare oltre 1 milione di libre di cibo destinati alle discariche che sono stati poi consegnati ai consumatori. Ma questa non è l’unica azienda a fornire un servizio di questo tipo. Anche la Food Cowboy, un’altro dei siti “up-and coming”, che ha sede a Washington, utilizza le tecnologie mobili per riciclare il cibo scartato dai distributori e donargli nuova vita in modo da renderlo fruibile per le mense dei poveri. Ed ancora la Daily Table, messa in piedi dall’ex presidente di una delle maggiori catene di supermercati USA.
Questa azienda trasforma i cibi scaduti in cibi precotti venduti a prezzi ridotti. La FoodStar, infine, è una società non profit californiana, che ha organizzato una vendita online di frutta con difetti estetici scartata dai circuiti di supermercati e ristoranti. Tutte queste imprese hanno come obiettivo quello di tamponare il problema dei rifiuti che, però, andrebbe affrontato all’origine educando i consumatori a produrre meno scarti. Ecco, quindi, che arrivano delle app per smartphone in grado di aiutare gli acquirenti nella spesa giornaliera. Tra le più utilizzate c’è la 222 Million Tons. Quest’applicazione prende il nome dalla quantità di cibo che le nazioni industrializzate buttano via ogni anno.
L’obiettivo di questo servizio è quello di indirizzare il consumatore verso un acquisto consapevole consentendogli di comperare solo ed esclusivamete la quantità di cibo di cui ha realmente bisogno. Un’altra app di questo genere è la Green Egg Shopper che avvisa i consumatori dell’avvicinarsi della data di scadenza dei cibi. In questo modo gli alimenti possono essere consumati prima che vadano a male. A testimoniare quanto gli States abbiamo preso sul serio la questione rifiuti c’è il fatto che anche il governo federale sta prendendo provvedimenti al riguardo. Infatti sembra che gli esperti del Dipartimento dell’Agricoltura statunitese abbiano fatto richiesta al fondatore di Daily Table per un aiuto nella creazione di un Consiglio Nazionale per Combattere gli Sprechi Alimentari utilizzando proprio le tecnologie di ultimissima generazione.
Ma iniziative di questo tipo non si sono limitate ai soli Stati Uniti. A Copenaghen, infatti, è ormai considerato un ristorante rinomato il famoso Rub&Stub, il primo locale europeo a combattere gli sprechi. Nasce nel 2013 ed il suo nome, tradotto dal danese significa, più o meno, “proprio tutto”, ad indicare che lì non si butta via proprio nulla. I piatti serviti in questo locale sono realizzati con prodotti alimentari che gli chef hanno reperito nei negozi della città tra la frutta e verdura difettosa esteticamente e cibo vicino alla scadenza che diversamente non sarebbero stati venduti e sarebbero finiti nella pattumiera. Come spiegano da Rub&Stub: “Mostrare come l’industria alimentare sia diventata irragionevole e trovare un modo per tornare a consumi più intelligenti”.
Ma veniamo a noi. In Italia, secondo un’indagine Coldiretti e Ixe, lo scorso anno ogni italiano ha buttato nel bidone della spazzatura 76 chili di cibo. Davvero tanto cibo. Questo crea non poca indignazione tra la popolazione e tra chi fa della cucina il proprio mestiere come Andrea Segrè, agronomo e ideatore del Last Minute Market, che nel suo ultimo libro L’oro nel piatto spiega: “Adottiamo bambini che, dall’altra parte del mondo, muoiono di fame e poi buttiamo ogni giorno nel pattume chili e chili di cibo ancora buono, ottenendo un doppio risultato negativo: sprecare il denaro con cui lo abbiamo acquistato e produrre tonnellate di spazzatura che poi pagheremo, a caro prezzo, per farle smaltire”. Si spera, quindi, che anche qui da noi si riesca a risolvere la questione rifiuti magari anche in modo creativo come stanno facendo in tante parti del mondo.