La tradizione del Natale ortodosso

Se per noi cattolici il Natale è passato, seppur da pochi giorni, per alcuni non è ancora arrivato. Nel mondo, infatti, esistono paesi di religione ortodossa come la Bielorussia, la Russia, la Grecia, l’Albania, la Moldavia, la Romania, la Bulgaria che seguono quello che è chiamato il calendario giuliano che differisce dal nostro, il calendario gregoria, di 13 giorni. Ecco, quindi, che per loro il Natale non cada il 25 dicembre ma bensì il 7 gennaio. Questo giorno, nei paesi di lingua russa, dove vi è una maggioranza di credenti nella religione ortodossa, viene chiamato Sočel’nik, dalla parola Sočivo, il piatto principale e il più tipico del Natale ortodosso.

Tra qualche giorno si festeggia il Natale ortodosso.

Natale ortodossoMa prima di addentrarci nell’ambito culinario proviamo a capire come e perché esistono la religione cattolica e quella ortodossa. La Chiesa ortodossa è una Comunione di Chiese cristiane nazionali. Essa è l’erede della cristianità dell’antico Impero romano d’Oriente, conosciuto poi con il nome di Romania o Impero bizantino, e poi Ottomano. All’epoca era suddivisa tra gli antichi quattro Patriarcati storici di GerusalemmeAntiochia, Alessandria e Costantinopoli. La religione ortodossa, cioè letteralmente “di corretta opinione”, ritiene che solo al proprio interno esista la continuità della Chiesa universale fondata da Gesù Cristo, stessa cosa che rivendica anche la Chiesa cattolica romana.

Viene riconosciuto un primato d’onore alla sede patriarcale di Costantinopoli mentre, quella di Roma o d’Occidente dal 1054 non è più in comunione con le 4 antiche sedi patriarcali. Le Chiese ortodosse più conosciute sono la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa ortodossa russa. La Chiesa ortodossa è per dimensioni la terza maggiore confessione cristiana potendo contare su più di 250 milioni di fedeli in tutto il mondo, per la maggior parte originari dei paesi dell’Europa orientale. Ora passiamo alle tradizioni Natalizie di questa antichissima religione.

Gli ortodossi considerano il Sočel’nik l’ultimo giorno del digiuno prenatalizio, che ha per loro la durata di 40 giorni, suddivisi in due parti: prima e dopo la festa di San Nicola. La prima parte del digiuno non è molto restrittiva, non a caso è possibile consumare l’olio, il pesce e il vino. Nella seconda parte, invece, le regola diventano più rigide. Tutti gli alimenti di origine animale sono vietati, e il lunedì, il mercoledì e il venerdì non si utilizza l’olio. I più praticanti preferiscono non accendere neanche il fuoco e non cucinare limitandosi a mangiare solo un po’ del pane raffermo accompagnato da un sorso d’acqua.

Con l’avvicinarsi del 6 gennaio, giorno della vigilia del Natale ortodosso, le famiglie si preparano per i festeggiamenti pulendo e decorando le case. Il giorno prima del Natale non si fa colazione, né si pranza, qualcosa è concessa solo ai più piccoli. Dopo il tramonto si prepara la tavola natalizia che per tradizione viene coperta dalla paglia o dal fieno, sopra la quale viene depositato un po’ di grano dal padrone di casa. Il tutto viene ricoperto da una tovaglia ed ogni angolo del tavolo è decorato con uno spicchio d’aglio. Infatti, secondo le credenze tramandate dei secoli, l’aglio proteggerebbe tutti dalle forze malefiche e dalle malattie. Al centro del tavolo è posto il piatto con il Sočivo.

Natale ortodossoIl Sočivo è un piatto che viene generalmente preparato con largo anticipo perché per realizzarlo occorre  il grano pulito da ogni impurità. Il grano pulito viene cotto in acqua fino ad ottenere una massa non troppo densa. Questa viene lasciata raffreddare e poi addolcita con il miele. A parte vengono pestati i semi di papavero fino ad ottenere quello che alcuni chiamano il latte di papavero che va aggiunto all’impasto senza, però, renderlo troppo asciutto. Infine si aggiungono le noci. Questa è la ricetta tradizionale che, però, negli anni ha subito alcune modifiche . infatti, ora vengono spesso utilizzati altri cereali come l’avena, il miglio, il grano saraceno, e anche il riso, con l’aggiunta di uvetta, di nocciole varie, e addirittura del cocco grattugiato.

Oltre al Sočivo, durante la cena della vigilia del Natale ortodosso, in tavola vengono disposte altre pietanze e, per la precisione, 12 piatti tipici, 12 come gli apostoli di Gesù. Tra queste pietanze non possono mancare le crespelle dette  bliny, la gelatina di carne, il porcellino da latte cotto intero, un’oca con le mele, il pesce, verdure salate e marinate. La cena ha inizio solo dopo la comparsa in cielo della prima stella della notte che indicava la stella di Betlemme che guidato i pastori lungo la strada verso Gesù Bambino. Una volta a tavola non ci si può alzare, questo vuole la tradizione ortodossa, e, soprattutto, si deve evitare di uscire di casa durante la cena della vigilia perché si ritiene che rientrando vi era il rischio di portare con se le forze malefiche. Durante la cena non si bevono gli alcolici e generalmente nemmeno l’acqua sostituita da una bevanda  a base di frutta essiccata bollita e dolcificata con il miele chiamata vzvar.

Tra i dolci vi sono i cosiddetti prjaniki, i biscotti speziati dipinti a soggetto uno ad uno, e i Koljadki, i piccoli panini con vari ripieni di piccole dimensioni e fatti con il semplice impasto di pane. Il giorno successivo, dopo aver seguito la solenne Liturgia Natalizia, si torna a tavola. In questo caso, però, non vi sono delle regole sulle pietanze da consumare. Ogni famiglia ha la propria trazione servendo quanto di meglio poteva offrire per festeggiare la nascita del Salvatore. Le festività natalizie continuano fino al 18 gennaio, chiamato  vodocrestya. Di buon mattino ci si reca a messa, dopo la quale il prete benedice l’acqua che ogni cristiano porterà a casa. Quest’acqua benedetta sarà assaggiata da ogni membro della famiglia prima di fare la prima colazione. La stessa acqua sarà usata per benedire la famiglia, la casa e gli animali.

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