L’olio di palma: i danni per la salute
Negli ultimi tempi si è molto parlato dell’olio di palma, un prodotto da molti considerato pericoloso per la salute. Ma cosa sappiamo noi dell’olio di palma? Da dove arriva e come viene realizzato? Spesso ci si lascia trascinare dalle mode senza valutare bene i fatti. Prima di bandire questo specifico olio dalle nostre tavole scopriamo insieme cosa contiene.
Olio di palma sì o olio di palma no?
Dalle palme da olio, ben diverse da quelle da ornamento che troviamo in parchi e giardini, si ottengono l’olio di palma e l’olio di semi di palma o olio di palmisto. Questi sono oli vegetali saturi non idrogenati. Fino a qualche anno fa l’olio di palma era il secondo olio, dopo quello di soia, più prodotto, ben 28 milioni di tonnellate in tutto il mondo. Il suo utilizzo, però non era limitato solo all’ambito culinario. Era, infatti, un’importante materia prima per la produzione di saponi, prodotti alimentari, polveri detergenti e prodotti cosmetici. Ma che differenza c’è tra l’olio di palma e quello di palmisto? L’olio di palma di ottiene dai frutti della palma che deperiscono con estrema facilità per questo, dopo il raccolto, vengono sterilizzati tramite il vapore, poi vengono snocciolati, cotti, pressati ed infine filtrati.
L’olio che si ottiene ha un colore rossastro perché ha un elevato contenuto di beta-carotene. L’olio di palma, così come l’olio di cocco ad esempio, è solido a temperatura ambiente ma diventa liquido se riscaldato. Ha un odore di violetta ed un sapore abbastanza dolce. Questo tipo di olio viene ulteriormente lavorato fino ad avere un colore giallo chiaro. Tramite questo processo vengono distrutti i carotenoidi e gli antiossidanti e restano solo i grassi saturi. L’olio di palma è utilizzato come olio alimentare, soprattutto nell’industria. L’olio di semi di palma o olio di palmisto, invece, prevede una lavorazione differente. I semi vengono prima essiccati, poi macinati ed infine pressati. Ciò che ne resta è un blocco solido ricco di acido laurico. Proprio come l’olio di palma, anche questo ha un colore giallo-brunastro, ma dopo la raffinazione diventa bianco giallino. L’olio di palmisto è utilizzato nell’industria dolciaria per le glasse, la canditura e le farciture a base di cacao.
Da sempre l’olio di palma viene utilizzato soprattutto nei paesi dell’Africa occidentale come olio alimentare. Venne poi introdotto agli inizi del 1800 in Europa grazie ai mercanti britannici che lo utilizzavano come lubrificante per le macchine durante la rivoluzione industriale. La palma da olio fu introdotta nel 1848 dagli olandesi nell’isola di Giava, e poi in Malesia. Fu proprio in Malesia che negli anni sessanta il governo mise in atto un’ampia promozione della palma da olio ed è qui che oggi si produce 39% dell’olio di palma. Ma l’attenzione per il prodotto non si ferma alla produzione, anzi. Il governo ha fondato uno dei più importanti centri di ricerca sugli oli e grassi di palma al mondo, il Palm Oil Research Institute of Malaysia. Nonostante sia molto utilizzato, alcune associazioni ambientaliste, come Greepeace ad esempio, si oppongono alle coltivazioni di palme in aree ecologiche di estremo rilievo come la foresta pluviale.
Poiché l’olio di palma e l’olio di palmisto hanno una produzione molto vasta il loro costo è basso ed è per questo che è tra gli oli preferiti dall’industria alimentare commerciale. Gli oli di palma e di palmisto sono ingredienti alimentari molto comuni nelle regioni di produzione. Va tenuto presente, però, che dal 2015, con l’entrata in vigore del Reg.Ue 1169/2011, è obbligatorio indicare sulle etichette dei prodotti alimentari della Comunità Europea, l’origine vegetale di oli e grassi e di conseguenza dichiarare l’utilizzo anche dell’olio di palma. È bene fare una differenza tra l’olio di palma rosso e l’olio di palma raffinato. Il primo contiene sostanze benefiche come beta-carotene, co-enzima Q10, vitamina E. Di recente si sono portati avanti numerosi studi sugli effetti dell’olio di palma sulla nostra salute. Secondo il CSPI, Center for Science in the Public Interest, l’olio di palma è tra le cause che aumentano i rischi di patologie legate al mal funzionamento cardiaco.
È ormai risaputo e scientificamente provato che gli acidi grassi saturi come l’acido laurico, l’acido miristico e l’acido palmitico alzano il livello di colesterolo, aumentando i rischi di coronaropatia. L’olio di palma contiene enormi quantità di questi grassi. A stabilirlo è stata l’associazione no-profit statunitense American Heart Association che consiglia di limitare l’uso di questo tipo di olio soprattutto per chi soffre di problemi di colesterolo. In difesa dell’olio di palma arriva il Comitato di promozione dell’olio di palma malese che ritiene non vi siano prove scientifiche sufficienti da spingere i consumatori mondiali a bandire l’olio di palma dalla propria cucina. A supporto della loro tesi affermano che l’olio di palma fa alzare il livello di colesterolo “buono” abbassando invece quello “cattivo”. Le teorie sono supportate da studi che, però, si scontrano con altre teorie come quella portata alla luce dal dipartimento di Scienza e Medicina agricola, alimentare e nutrizionale dell’Università dell’Alberta.
Gli scienziati che hanno lavorato a questo progetto sono stati in grado di dimostrare che è vero che l’acido palmitico non ha effetti ipercolesterolemici, ma se associato con l’acido linoleico e qualora questo fosse superiore al 4,5 % dell’energia, allora farebbe aumentare il colesterolo “cattivo” e diminuire il colesterolo “buono”. Abbiamo visto che l’olio di palma contenuto in moltissimi alimenti confezionati non fa bene alla salute, soprattutto se assunto in dosi massicce. Lo si trova nelle merendine, nella crema spalmabile alla nocciola, nei prodotti da forno confezionati come cereali e cracker, gelati industriali, in moltissimi alimenti che siamo soliti consumare quotidianamente. Bisogna fare molta attenzione anche ai prodotti per la primissima infanzia come il latte o i biscotti che si sciolgono nel biberon.
L’olio di palma, abbiamo visto, pare non faccia bene non solo alla salute. Infatti, la palma da cui si estrae questo olio è coltivata soprattutto in Indonesia e Malesia, come abbiamo già detto. Quello che non abbiamo detto è che per produrre quest’olio vengono distrutti molti spazi di foresta tropicale dove vivono oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti. Di conseguenza si riducono gli spazi naturali a loro destinati rendendo difficoltosa la loro sopravvivenza. Non a casa arrivano denunce di associazioni ambientali che segnalano la riduzione di esemplari di queste specie animali. Il rischio di estinzione non è così lontano dal realizzarsi. Nel rispetto della salute e dell’ambiente si consiglia di scegliere prodotti privi di olio di palma. Sarebbe meglio se si potessero preparare in casa biscotti e merende, ma, quando questo non è possibile, è un’ottima abitudine guardare le etichette, lì si trovano tutti gli ingredienti che compongono il prodotto e, soprattutto, viene specificato il tipo di olio vegetale utilizzato.