Frutta esotica: alchechengi
Quando si parla di frutta esotica non basta pensare al kiwi, all’ananas, all’avocado. Esistono tantissime specie per molti praticamente sconosciute che, però, sono utilizzate ed apprezzate nel resto del mondo. Uno di questi frutti è l’alchechengi, un frutto di origine incerta che alcuni fanno risalire all’America del sud, altri all’Europa, altri ancora dalla Cina o dal Giappone. Linneo, botanico e naturalista svedese, nel 1737 diede questo nome a questa pianta ispirandosi al il termine greco fusalis che vuol dire pieno di aria, gonfio con riferimento all’involucro che avvolge il frutto. Il termine alkekengi apparso per la prima volta in Francia nel XIV secolo, deriva dal francese antico alquequange o alcacange che a sua volta deriva dall’arabo al-kakang, che letteralmente significa lanterna cinese ed è proprio questo il nome, insieme a chichingero, palloncino, ciliegia d’inverno, con cui molti lo conoscono.
Scopriamo cos’è l’ alchechengi, un nome esotico per un frutto delizioso
Gli alchechengi sono le bacche commestibili di una pianta perenne appartenente, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae. Il frutto si presenta come una bacca rossa, arancio o giallo-verdastra delle dimensioni di una ciliegia, poco succoso e zuccherino e leggermente acido tale da richiamare il gusto dei frutti di bosco. La sottile membrana che avvolge molti semi commestibili, è di color sabbia ed ha la forma di lanterna, proprio come dice il suo nome, ma non è commestibile. Il rizoma e le foglie sono assolutamente velenose perché contengono elevate quantità di solanina, un alcaloide glicosidico tossico.
Nonostante non sia particolarmente nota, l’ alchechengi è una pianta che cresce spontaneamente su tutto il territorio italiano tranne che in Puglia ed in Calabria. Predilige sia la pianura che la collina e non ha problemi nemmeno su terreni a quote che raggiungono fino ai 1000 mt s.l.m e, quindi, tollera senza problemi temperature anche molto basse. L’ alchechengi selvatico cresce nei campi incolti, lungo le rive dei fossi, in luoghi umidi e sul terreno calcareo. Questa pianta viene anche coltivata ed utilizzata a scopo decorativo per ornare terrazzi e giardini. Le sue radici sono molto profonde. Ma come si presenta la pianta dell’ alchechengi? Il fusto è legnoso ed alto circa un metro, le foglie sono ovali ed hanno un colore verde intenso.
La vita media di questa pianta va dai 3 ai 10 anni in un clima preferibilmente umido. I suoi fiori sono bianchi, piccoli e a forma di campanella, che si trasformano, con la maturazione, nei tipici calici arancioni talmente sottili da sembrare carta. È possibile vedere queste meraviglie in estate, da luglio ad agosto. I frutti I frutti sono bacche sferiche, carnose, di colore rosso, contenenti molti semi. Quando il rivestimento color arancio del frutto si dissolve assume un aspetto talmente sottile ed a rete che è possibile vedere i semi all’interno. L’ alchechengi ha un centinaio di varietà. Tra le specie più note ricordiamo:
- laPhysalis alkekengi o alchechengi comune: caratterizzata da foglie ovali, fiori bianchi o gialli e frutti rossastri ed amarognoli grandi come ciliegie
- laPhysalis peruviana: con foglie larghe e frutti di colore giallo, dal sapore dolciastro
- la Physalis pubescens: simile all’alchechengi comune, ma con bacche di colore verde o giallo
Quando si sceglie il frutto è bene fare attenzione ad alcune caratteristiche. I frutti devono essere sodi, sani e di colore uniforme. il calice deve risultare friabile, solo così potremo assicurarci un frutto bello maturo. Per conservare al meglio l’ alchechengi è bene riporlo in frigorifero, dove si conserva per circa due giorni, meglio se avvolto da un panno, perché a temperatura ambiente i frutti continuano a maturare. Non tutti sanno che, eliminando il calice si può addirittura congelare. Una valida alternativa per poter avere alchechengi tutto l’anno è l’essiccazione in forno e poi conservato in barattoli sottovuoto o in salamoia o ancora può essere cucinato ottenendo gustose marmellate.
Pulire questo frutto è semplicissimo. Si apre con molta facilità, si elimina la membrana esterna, si lava con cura, soprattutto nel punto d’innesto del peduncolo dove generalmente si accumula una sostanza resinosa. L’alchechengi può essere mangiato da solo crudo come un classico frutto oppure può essere usato per decorare le insalate o i dolci. L’alchechengi si può anche spremere per consumarne il succo. In Italia, soprattutto in Lombardia, i frutti dell’alchechengi si vendono nelle pasticcerie, ricoperti di cioccolato o canditi il suo infuso viene spesso utilizzato in fitoterapia. E nell’ambito della cosmesi viene impiegato per la produzione di profumazioni e di coloranti naturali.
Abbiamo visto cos’è e come è fatto l’ alchechengi ora passiamo a vedere cosa contiene. 100 0 g di alchechengi contengono:
- 66,25 kcal
- 106,75 g di acqua
- 14 g di carboidrati
- 0,875 g di grassi
- 2,375 g di proteine
L’alchechengi contiene, inoltre, una grandissima quantità di vitamina C, acido citrico, tannino e zucchero. In erboristeria si usava per le malattie in cui c’era bisogno di una forte azione diuretica. In fitoterapia viene utilizzato nel trattamento della gotta, ritenzione idrica, iperuricemia. È inoltre lassativo, antireumatico, antiossidante e antinfiammatorio. Per queste sue caratteristiche viene consigliato in casi di problemi intestinali, per migliorare l’attività diuretica. Gli acidi contenuti nel frutto sono in grado di prevenire la formazione dei calcoli renali e di aiutare a dissolvere quelli già esistenti. Nel dicembre 2010 il Ministero della Salute ha inserito ufficialmente il frutto di questa pianta e i suoi estratti vegetali nella lista degli integratori alimentari
Una pianta davvero nutriente e ricca che fa bene al nostro organismo. L’ alchechengi ha però anche un utilizzo diverso da quello alimentare. Infatti, in Giappone, i suoi semi sono utilizzati come parte del Festival Obon o Festa delle lanterne. Sono un’offerta per guidare le anime dei defunti. Sempre in Giappone, poi, ogni anno viene organizzato un mercato dedicato al fiore, chiamato hozuki-ichi, che si tiene in Asakusa, il 9 e 10 luglio. Una curiosità, la sua forma a palloncino ha fatto sì che nei tempi antichi, in Giappone, venisse utilizzato come contraccettivo.