La carne rossa è cancerogena? Le ultime notizie
In questi giorni sta facendo il giro del mondo la notizia che secondo studi recenti la carne rossa è cancerogena. Un duro colpo per noi italiani che la consumiamo in grandi quantità. Ma quanto di quello che è stato detto è vero? Mangiare troppa carne rossa ci espone davvero al rischio di tumori? Da tempo in molti hanno fatto presente che il consumo eccessivo di questo alimento non fa bene alla salute. Questa è solo un’ulteriore conferma di quanto già sappiamo. Ma il tema è balzato sulle prime pagine di tutte le testate giornalistiche in seguito alla dichiarazione dell’IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dimostrato come la carne rossa sia una delle cause del cancro.
Allarme: la carne rossa è cancerogena
Ma non tutta la carne rossa farebbe male, solo quella processata cioè lavorata come gli insaccati, le salsicce e i wurstel. I risultati dello studio dell’IARC non sono nuovi ma sono la conseguenza di un’analisi realizzata da un team di 22 ricercatori provenienti da 10 paesi del mondo su 800 studi pubblicati sull’argomento negli ultimi 20 anni. Niente di nuovo quindi ma, perché allora questa notizia ha destato tanto scalpore? Secondo quanto scritto nel documento dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro: “Gli esperti hanno concluso che ogni porzione da 50 grammi di carne lavorata assunta ogni giorno accresce il rischio di cancro al colon retto del 18% rispetto a chi ne mangia di meno.”
Attenzione quindi, il rischio aumenta per chi mangia ogni giorno carne rossa lavorata a pranzo e a cena ma non per chi, invece, la consuma 1 o 2 volte alla settimana, come specifica dice l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, di una bistecca, cioè carne non lavorata. Su questa questione tanto spinosa si è espresso anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ed in particolar modo sul fatto che le carni lavorata vadano inserite fra le sostanze cancerogene: “Dall’Organizzazione mondiale della sanità è stato fatto allarmismo e in modo ingiustificato” spiega il ministro “Abbiamo chiesto di avere lo studio completo e ci è stato risposto che non è pronto e che arriverà non prima della seconda metà del 2016”.
E continua dicendo: “Ovviamente dobbiamo dare autorevolezza alle istituzioni scientifiche mondiali. Il punto è però che è stato presentato un sunto su una rivista scientifica a cui è stato dato una rilevanza mondiale, senza però avere noi il testo completo della ricerca“. Conclude il ministro Lorenzin: “non creiamo allarmismi che non ci sono e affidiamoci alla dieta mediterranea“. Ma cos’ha la carne processata o lavorata che la rende cos’ dannosa per il nostro organismo? La carne di questo tipo presenta è, dal punto di vista nutrizionale, molto diversa dalla carne semplice come può essere una bistecca. Innanzitutto contiene una minor quantità di acqua e di conseguenza è più ricca di grasso, proteine, vitamine e minerali e, soprattutto, è molto più calorica. Inoltre le carni processate contengono conservanti che, invece, non contiene la carne fresca. Tra i conservanti il principale è il sale ma, molto più spesso viene associato a nitrati.
La porzione giornaliera non dovrebbe superare i 100 grammi sia per l’adulto che per l’anziano. Nel caso dei bambini, invece, la porzione dovrebbe essere inferiore, intorno ai 50 grammi nelle prime età della vita per salire fino ad 80 grammi. La questione è che noi italiani facciamo un uso spropositato di carne di qualunque tipo. È qui che sbagliamo. Infatti le carni andrebbero consumate non più di due-tre volte a settimana, sostituendo le altre proteine con altri alimenti come le carni bianche, il pesce, i legumi o le uova e i formaggi, meglio se magri. Secondo indagini recenti in Italia si consumano più di 100 grammi al giorno, davvero troppo.
In realtà non ci sono standard fissati dall’IARC infatti: “Al momento le autorità scientifiche internazionali non hanno definito una quantità minima accettabile e quindi non si può parlare di una dose consigliabile. L’indicazione è quindi quello di consumarne il meno possibile anche se si tratta di un discorso generico e poco preciso. Esistono profonde differenze nei contenuti di grassi, conservanti e altri elementi tra i diversi tipi di carne processata. Non bisognerebbe ad esempio inserire il prosciutto in questa categoria, ma al momento non ci sono dati specifici sui diversi alimenti e quindi a livello internazionale si tende a generalizzare, quando invece sarebbe importante segnalare le differenze tra un wurstel e una fetta di prosciutto cotto o crudo”.
Resta però ancora da chiarire quali sono i reali rischi insiti nel consumo di carne. Secondo l’OMS, mangiare ogni giorno 50 grammi di carne lavorata espone ad un rischio maggiore del 18% di sviluppare un carcinoma del colon-retto. “I consumi devono essere limitati e comunque mai superiori a 500 grammi alla settimana: 1-2 porzioni da cento grammi l’una di carne bianca, 1-2 di carne rossa e non più di cinquanta grammi di salumi nell’arco di sette giorni” ci spiega Elena Dogliotti, biologo nutrizionista della Fondazione Umberto Veronesi. Come fare allora? Limitarsi, ecco come fare. Ridurre il consumo di carne rossa e soprattutto di insaccati non solo riduce il rischio di tumori, come affermato dalle ultime ricerche, ma mette il salvo il nostro organismo da tante altre patologie. Questo, però, non vale solo per la carne.
Mangiare nel modo adeguato aiuta a vivere meglio. Gli eccessi non fanno mai bene, né di carne né di qualsiasi altro alimento. Non esistono alimenti che fanno bene o fanno male, esiste un problema legato agli eccessi. Per questo è bene non farsi prendere dal panico e boicottare alimenti che, se consumati in dosi moderate, fanno anche bene alla salute. Spesso notizie di questo genere causa falsi allarmismi che causano danni anche all’economia del paese. È sempre bene essere informati e conoscere i rischi di un’alimentazione sbagliata. Sul tema del consumo di carne rossa lavorata si è espresso anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha invitato i media a non creare falsi allarmi nella popolazione ed ad essere più attenti a divulgare notizie soprattutto se riguardano malattie e in particolare tumori: “Nella lotta al cancro la prevenzione svolge un’attività risolutiva, per questo è importante che sul tema vengano veicolate sempre maggiori informazioni. Esse devono essere chiare, corrette e misurate. Da qui si comprende il ruolo fondamentale dei media, anche loro chiamati a una grande responsabilità”.