La vera storia del mangostano!
Sappiamo che il mangostano ha origini su-est asiatiche, prevalentemente malesi. Come si è giunti dalla prima scoperta del frutto fino alla sua esportazione in tutto il mondo? Ecco ciò che vogliamo scoprire in questo articolo, la vera storia del mangostano.
La progressiva conoscenza del mangostano al di fuori del territorio malese è stato un processo lungo e lento. I pochi esploratori che attraversavano i mari del sud est asiatico ebbero per anni problemi più urgenti da affrontare che tentare di trasportare un frutto esotico così deperibile e fragile.
C’erano modi più facili per fare soldi. Spezie, frutta a guscio, metalli preziosi, pietre preziose, vegetali e beni durevoli. Fu così che le piante di mangostano vive non sono state trasportate fuori dai loro habitat prima del 1800.
Fu in quegli anni che la Gran Bretagna avviò numerose missioni per mare con lo scopo di esplorare e rafforzare il proprio dominio su particolari rotte commerciali sui mari. Cominciò un’epoca di grandi conquiste, e molti colonizzatori trasportarono piante, semi ,animali esotici in patria. TraIe merci trasportate, c’era anche il mangostano.
Diverse fonti indicano che la prima introduzione del mangostano nel Regno Unito risale all’opera di un certo Anton Pantaleon Hove, un polacco inviato in India da Sir Joseph Banks per cercare di ottenere i migliori ceppi di semi di cotone. A quanto pare tra ciò che trasportò per mare ci fu anche la pianta del mangostano, portata a Plymouth, in Inghilterra nel 1789 e trasferita poi a Kew.
Sir Joseph Banks, la cui grande popolarità e fama era dovuta alla sua prima spedizione con il capitano James Cook, era allora capo della Royal Botanical Gardens di Kew. Così, lentamente ma inesorabilmente, era stato fatto lo sforzo di introdurre il mangostano nell’emisfero occidentale.
Per quanto riguarda poi la diffusione del nome “mangostano”, fu importante l’opera di un tale John Ellis: correva l’anno 1775 e John Ellis utilizzava la sua conoscenza dei tropici per esporre i tesori botanici africani ed asiatici. Ellis, in una sua opera sulla regina dei frutti, fa riferimento a Laurent Garcin, un naturalista francese che viaggiò attraverso la regione malese per raccogliere e descrivere le piante autoctone in generale ed il mangostano in particolare. Proprio ad Ellis si deve il nome “Garcinia” mangostana.
La pubblicazione di Ellis era destinata niente di meno che ad incoraggiare il finanziamento di una spedizione verso “le Indie” per riportare le migliori specie di piante, tra cui, appunto, il mangostano. Cosa che successe pochi anni più tardi, con la partenza della nave “Bounty” verso il lontano oriente.
Nonostante ciò la diffusione ed i riferimenti al mangostano rimangono un po ‘scarne quasi fino ai giorni nostri. Un evento che spicca è quello della prima fruttificazione registrata del mangostano nel Regno Unito nel 1855. Questa impresa è stata compiuta a Syon Park: qui il complesso serra è stato riscaldato a mantenere una temperatura tropicale costante per compensare il clima britannico temperato: il frutto crebbe in quelle che erano allora conosciuta come case stufa.
Dalla prima fruttificazione del mangostano in terra occidentale ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, ma è proprio grazie ad intrepidi esploratori e lunghi viaggi per mare che il mangostano è stato portato fin qui, in un mondo ancora lontano dall’essere globalizzato.